PARMENIDE: L’OPINIONE PLAUSIBILE

PARMENIDE: L’OPINIONE PLAUSIBILE

la terza via

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Oltre alla via della verità (che dobbiamo imparare e seguire) e della falsità (che siamo tenuti a conoscere, ma non a percorrere), Parmenide sembra alluda anche ad una terza via, là dove scrive: «eppure anche questo imparerai: come l’esistenza delle apparenze sia necessario ammetta colui che in tutti i sensi tutto indaga». Il professor Giovanni Reale ha interpretato questo verso del poema Sulla Natura come se Parmenide alludesse ad una via mediana, quella cioè dell’opinione (doxa) plausibile. Si tratta della via dei fenomeni e delle apparenze, ovvero di quella realtà che la quotidianità ci mette davanti agli occhi. Infatti abbiamo sempre a che fare con i fenomeni, che ci confermano l’esistenza del divenire e della molteplicità.

Come conciliare, allora, il principio di ragione proclamato in modo indiscutibile nella prima via con l’attestazione fenomenica? Quale via dobbiamo percorrere? Di chi dobbiamo fidarci: del principio di ragione o dall’esperienza sensibile? In forza del principio parmenideo non ci può essere né divenire, né molteplicità dell’essere, perché ciò implicherebbe l’ammissione del non essere. Come rendere ragione dei fenomeni che, invece, ci mettono continuamente in contatto con il divenire e la molteplicità? Parmenide non ha risolto la questione, perciò il suo discorso rimane aporetico. Parmenide ha fatto confluire tutto nell’immobilità e nell’unicità dell’essere. Bisognerà trovare una nuova via per salvare il principio di ragione e insieme spiegare i fenomeni. E sarà Platone che risolverà l’aporia attuando quell’azione che lo stesso Platone nel dialogo Il Sofista chiamerà metaforicamente parmenicidio, cioè il superamento (inteso come completamento) di Parmenide.

Che dire? Veramente Parmenide, come attesta Platone nel dialogo Teeteto, adoperando un’espressione di Omero, è «venerando e terribile».

Lorenzo Cortesi

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