TOMMASO D’AQUINO: PRIMA ET MANIFESTIOR VIA

TOMMASO D’AQUINO: PRIMA ET MANIFESTIOR VIA
omne quod movetur,
ab alio movetur

La prima e la più manifesta via per dimostrare l’esistenza di Dio, secondo quanto scrive Tommaso d’Aquino nella Summa theologica (I, q.2, a.3) è quella che si desume dal divenire. È evidente, infatti, che in questo mondo alcune cose si muovono. Ora, tutto ciò che muta è mosso da altro: «Prima autem et manifestior via est, quae sumitur ex parte motus. Certum est enim, et sensu constat, aliqua moveri in hoc mundo. Omne autem quod movetur, ab alio movetur». Ciò che si muove, rispetto al termine del movimento, è in potenza; mentre chi muove, muove in quanto è in atto. Se poi chi determina il movimento muta a sua volta, è necessario che anch’esso rimandi ad altro. E questi rimanda ad un altro ancora, fino ad un motore primo, che non è mosso da altri, e che è Dio: «Ergo necesse est devenire ad aliquod primum movens, quod a nullo movetur, et hoc omnes intelligunt Deum».

Alcune osservazioni:
1. La proposizione omne quod movetur ad alio movetur non è tautologica, perché il primo movetur ha un significato intransitivo (muta, diviene, muove, si muove), mentre il secondo movetur ha un significato passivo (è mosso, viene mosso). Infatti la prima cosa che si constata è il movimento e successivamente il motore che provoca tale movimento.
2. Tommaso interpreta il movimento come un passaggio dall’essere potenziale all’essere attuale, grazie ad un essere che è già in atto. Ad esempio, il fuoco che è caldo attualmente rende caldo in atto il legno, che era caldo soltanto potenzialmente, e così lo muove e lo altera. Riprendendo Aristotele, Tommaso sostiene che sia impossibile che una cosa si trovi nello stesso tempo e sotto lo stesso punto di vista in potenza e in atto.
3. Tommaso esclude l’ipotesi che si possa procedere all’infinito in una serie di potenza e atto: «Hic autem non est procedere in infinitum». Ecco cosa ha scritto a questo proposito Sofia Vanni Rovighi: «Finché c’è divenire, non è ancora tolta la contraddizione di quel primo divenire, e quindi, se la ricerca dovesse prolungarsi all’infinito, ciò vorrebbe dire che la contraddizione non è mai tolta: che il divenire resta sempre senza ragione, ossia contraddittorio». E con un esempio, che la stessa Vanni Rovighi considera grossolano, continua: «Tizio ha bisogno di dieci lire e le chiede a Caio; Caio non le ha, ma le va a chiedere a Sempronio; Sempronio non le ha, ma le va a chiedere ad un quarto e così via. O si arriverà finalmente ad uno che possiede le dieci lire, oppure, se si deve procedere all’infinito, Tizio non avrà mai le dieci lire, sarà sempre senza».

Pertanto, tornando al ragionamento di Tommaso, è necessario concludere la serie dei movimenti con un motore primo che non sia mosso da altro e che in tal modo, possa rendere ragione di tutta la serie dei movimenti.

Lorenzo Cortesi

Un commento

  1. Ciao Lorenzo i tuoi post sono “impegnativi” e anche perché no peni di fascino, ti dovrò leggere con un più calma appena ho un po’ di tempo in più.. buon sabato!

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