KANT: I POSTULATI DELLA RAGION PRATICA

KANT: I POSTULATI DELLA RAGION PRATICA

libertà, anima immortale e Dio 

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Nella Critica della ragion pura Kant aveva detto che all’uomo non è dato avventurarsi nell’oceano tempestoso del noumeno. Le tre idee della dialettica (anima, cosmo e Dio) non potevano avere una funzione fondativa, ma solo regolativa. Ma nella Critica della ragion pratica Kant ha recuperato le tre idee, presentandole come postulati, ovvero richieste o esigenze dell’agire morale.
Ecco in che modo Kant ha proceduto:

1. La libertà. L’idea di cosmo rimanda al postulato della libertà (vedi la terza antinomia della cosmologia razionale, che ho trattato qualche settimana fa). Ma la libertà è molto più che un postulato. Kant ha mostrato che partendo dal dovere si arriva alla libertà: tu devi, dunque puoi (cioè sei libero). Per Kant la libertà è il fondamento stesso dell’agire morale, la condizione per cui si possa mettere in atto un comportamento morale (rimando al mio articolo specifico sulla libertà, pubblicato recentemente).  Davanti alle leggi della natura l’uomo si sente determinato, è un fenomeno tra i fenomeni, impossibilitato a sfuggire al determinismo: tutti gli uomini devono morire! Questo dovere è una necessità naturale, non è qualcosa legato alla sfera morale. Ma davanti al dovere morale l’uomo si scopre libero: tutti gli uomini devono dire la verità! Questo dovere può anche non essere eseguito.

2. Il sommo bene. Uno che vive secondo la legge morale raggiunge il sommo bene, cioè la somma di virtù e felicità. Com’è possibile questa sintesi? Chi osserva la legge morale diventa virtuoso, ma non è detto che sia anche felice. Gli stoici, ad esempio, erano virtuosi, ma non pienamente felici. L’osservanza della legge morale richiede sforzi, rinunce, sofferenze… Com’è possibile essere felici? A questo punto Kant postula l’esistenza di un’anima immortale che possa raggiungere quella felicità, che dovrebbe scaturisce dall’osservanza della legge morale e che non può godere in pienezza in questa vita. Non è possibile dire: sei degno di felicità, perché sei virtuoso (dal momento che vivi secondo la legge morale), ma non sarai mai felice. È come se dicessi ad un alunno: sei degno di essere promosso, perché hai lavorato con profitto, ma non ti promuoverò mai! Si andrebbe contro ogni logica, contro ogni ragione. Per questo motivo Kant deve postulare un’anima immortale che possa raggiungere in un’altra vita quella felicità di cui è degna (poiché a livello fisico non è possibile). Ma per realizzare questo obiettivo bisogna postulare anche l’esistenza di un Dio rimuneratore, un Dio che dà la felicità eterna ad un’anima virtuosa.

3. Da qui si comprende perché Kant parla di primato della ragion pratica, perché essa arriva là dove la ragione speculativa non può arrivare, e cioè a postulare, oltre alla libertà (che è molto di più di un postulato), anche l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio. Perciò le tre idee della ragione che avevano solo una funzione regolativa, nella Critica della ragion pratica vengono recuperate e salvate come postulati.

Lorenzo Cortesi

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