NIETZSCHE: DIO È MORTO

NIETZSCHE: DIO È MORTO

 Gott ist tot! Gott bleibt tot!
Und wir haben ihn getötet! 

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Nell’aforisma 125 dell’opera La gaia scienza (Die fröhliche Wissenschaft), edita nel 1882, Nietzsche presenta per la prima volta l’annuncio della morte di Dio ad opera di un uomo folle.

«Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione?
Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”.
A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”.
Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”».

I punti principali da analizzare e discutere in classe:
1. Perché l’annuncio della morte di Dio è opera di un uomo folle?
2. La ricerca di Dio con la lanterna in pieno giorno rimanda a Diogene che cercava l’uomo. Qual è il significato dell’immagine?
3. Perché l’uomo folle dice che siamo stati noi ad uccidere Dio?
4. In che misura si può dire che Dio è morto?
5. Perché la morte di Dio è l’azione più grande che non ha confronti?
6. In che senso il compimento della morte di Dio è ancora per strada e sta facendo il suo cammino?
7. In quale modo si dovrà calcolare il tempo?
8. Che significa: le chiese sono le fosse e i sepolcri di Dio?

Il tema dell’annuncio della morte di Dio ritorna con forza anche nell’opera Così parlò Zarathustra. È uno degli annunci più importanti di Zarathustra. Nell’opera La gaia scienza Nietzsche aveva affidato l’annuncio all’uomo folle, qui invece il compito è consegnato al sacerdote e profeta Zarathustra. Tocca proprio a Zarathustra, il fondatore della religione e della morale, smentire se stesso.

Lorenzo Cortesi

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