ERACLITO L’OSCURO

ERACLITO L’OSCURO

πάντα ῥεῖ

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Eraclito – Particolare della Scuola di Atene di Raffaello

Eraclito, vissuto tra il 544/541 e il 484/481 a.C. a Efeso, ha scritto un’opera intitolata Perì physeos di cui ci sono giunte molte parti. Lo stile che contraddistingue la sua scrittura è aforistico e piuttosto oscuro, non immediatamente facile da comprendere. Per questa ragione era stato definito Eraclito l’Oscuro. Diogene Laerzio in Vita dei filosofi ha detto che Eraclito «aveva deciso intenzionalmente, secondo alcuni, di scrivere in forma oscura, affinché ad esso (al testo) si accostassero quelli che ne avessero la capacità e affinché non fosse dispregiato per il fatto di essere alla portata del volgo».

I primi tre filosofi della scuola di Mileto si erano limitati ad individuare il principio primo che sta all’origine del dinamismo della realtà, ma non avevano riflettuto sul senso dinamismo. Eraclito, invece, non solo ha indagato sull’arché, che per lui era il fuoco, ma ha elaborato una profonda analisi del divenire. La cosa più evidente, che sta sotto gli occhi di tutti, è che tutto scorre (πάντα ῥεῖ, pánta rhêi). Questa sentenza molto probabilmente è da attribuirsi al discepolo Cratilo, ma risulta comunque espressiva del pensiero di Eraclito. Per dimostrare, a chi non volesse crederci, che tutto diviene perennemente Eraclito ha lasciato questi insoliti ed originali aforismi: «Non è possibile discendere due volte nello stesso fiume» e «Scendiamo e non scendiamo, noi stessi siamo e non siamo». Cratilo portò alle estreme conseguenze il pensiero del maestro affermando che non solo non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume, ma neppure una.

Il divenire si compie nel segno di Polemos (il dio della guerra): «Polemos è padre di tutte le cose, di tutte re». Infatti il divenire è sempre polemico, nel senso che si attua come una guerra di opposti: dalla fanciullezza alla vecchiaia, dall’estate all’inverno, dalla salute alla malattia, dalla vita alla morte. Ma non bisogna fermarsi agli opposti, occorre andare oltre per scoprire l’armonia superiore. Infatti solo in una visione armonica si comprendono i singoli opposti. Che cos’è ad esempio che rende dolce ed apprezzabile la salute se non il suo opposto e cioè la malattia? E non è forse la fame che rende piacevole la sazietà? Il freddo invernale non fa forse desiderare il caldo estivo e il caldo estivo il freddo invernale? Se non ci fosse l’offesa non si conoscerebbe neppure la giustizia.
Ecco cosa ha scritto Eraclito a questo proposito: «È la medesima realtà il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli, e quelli di nuovo mutando son questi». E ancora: «La strada che va in su e la strada che va in giù è la medesima strada». Nell’apparente discordia c’è un’intima concordia.

Lorenzo Cortesi

Un commento

  1. Se esistesse un premio Nobel postumo io darei a Eraclito il premio Nobel per la Pace con la seguente motivazione: All’uomo che ha saputo trasmettere ai posteri una visione unitaria della realtà. Per gratitudine.

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