HEGEL: SPIRITO ASSOLUTO (II PARTE)

HEGEL: SPIRITO ASSOLUTO (II PARTE)
la Religione (die Religion)


Tutto l’impianto filosofico del sistema hegeliano è impostato su base religiosa, come sottolinea Nicolai Hartmann: «Il mondo speculativo hegeliano è costituzionalmente religioso: la sua filosofia è una religione che coglie speculativamente la sua propria essenza. Se tratta del mondo nei suoi gradi molteplici, tratta appunto così di Dio. Il mondo infatti è l’assoluto nel suo dispiegamento graduale e l’essere di Dio non è se non quello che si manifesta in tale dispiegamento. Certamente di fronte a ciò rimane intatto il concetto più ristretto della religione come coscienza credente; e il sapere, la comprensione e l’itinerario speculativo con i suoi gradi è e rimane qualcosa di diverso, rispetto alla devozione, all’adorazione e al culto della pietà. Ma l’oggetto, inteso nella sua essenza, è il medesimo. Esiste soltanto un assoluto, il quale è ultimo ed unico oggetto del sapere e della fede. Perciò la polemica di Hegel raggiunge la massima violenza proprio nei confronti della separazione e della fede».

Nella Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio Hegel ha focalizzato la sua attenzione sulla religione rivelata, quale seconda grande figura dello Spirito assoluto, dopo l’arte e prima della filosofia. Ma nella Fenomenologia dello Spirito e nel corso delle lezioni universitarie1, lo studio della religione è stato modulato in modi diversi.
Per semplificare possiamo, in base al ben noto procedere triadico, soffermarci su questi punti:
1. Religione naturale o immediata. È la prima espressione religiosa che si concretizza nella adorazione degli elementi naturali (sole, luna, acqua, fuoco, vento) o negli oggetti materiali (feticci). Sono considerate da Hegel religioni naturali anche quelle orientali: induismo, buddhismo, religione persiana ed egiziana. Queste ultime due, per il senso della morte e il culto dei defunti, rimandano espressamente alla sfera ultraterrena.
2. Religione artistica della bellezza, del sublime e della finalità. La prima, ovvero la religione artistica della bellezza, è propria della classicità greca, dove il divino e l’umano convivono in perfetta armonia. Tuttavia le passioni, attribuite agli dei, finiscono per affievolire la portata spirituale di questa forma religiosa. La seconda, cioè la religione artistica del sublime, è propria dell’ebraismo: qui per la prima volta viene celebrato il monoteismo.
La religione del mondo romano è definita religione della finalità perché a servizio dello Stato (religione come instrumentum regni, secondo l’espressione di Tacito).
3. Religione rivelata. Secondo Hegel la religione rivelata è per eccellenza il cristianesimo. Sono tre i momenti che sintetizzano l’intero contenuto del cristianesimo: il momento dell’universalità, la cui forma è la Trinità; il momento della particolarità, che si esplica nella creazione del mondo fenomenico; il momento dell’individualità, incentrato sulla figura di Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, sintesi di finito ed infinito.

Lorenzo Cortesi

1 Cfr. Vorlesungen über die Philosophie der Religion. Rimando all’edizione italiana in tre grossi volumi: Lezioni di filosofia della religione, a cura di R. Graventa e S. Achella, ed. Guida.

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