GUERRA FREDDA (PRIMA PARTE)

GUERRA FREDDA (PRIMA PARTE)
la cortina di ferro,
la dottrina di Truman e di Ždanov,
e il fenomeno del maccartismo

L’espressione guerra fredda (cold war) è stata coniata dal giornalista e politologo statunitense Walter Lippmann nel 1947 per indicare una guerra non guerreggiata, ovvero una guerra che non si è mai tradotta in un conflitto diretto.
USA e URSS avevano collaborato fino alla fine della seconda guerra mondiale nella comune lotta contro il nazifascismo. Già durante la Conferenza di Mosca (1944) e di Jalta (1945) si era parlato delle zone d’influenza tra il mondo occidentale e il mondo sovietico. Ebbene, nel 1947 si arrivò ad un vero e proprio blocco tra i due fronti rivali.

In un discorso di circa 45 minuti, tenuto a Fulton nel Missouri (USA), davanti al presidente Truman, il 5 marzo 1946, Churchill aveva parlato di una cortina di ferro (iron curtain), che divide l’Europa in due settori nettamente distinti. Tale cortina di ferro: «Da Stettino sul Baltico fino a Trieste sull’Adriatico è scesa una cortina di ferro attraverso il continente (From Stettin in the Baltic to Trieste in the Adriatic, an iron curtain has descended across the Continent). Dietro quella linea si trovano tutte le capitali degli antichi stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni che le circondano giacciono in quella che devo chiamare la sfera sovietica, e tutte sono soggette, in una forma o nell’altra, non solo all’influenza sovietica ma a un livello molto alto, e in alcuni casi crescente. di controllo da parte di Mosca».

Il bipolarismo potrebbe avere avuto il suo inizio con la dottrina di Truman da una parte e la dottrina di Ždanov dall’altra.
Il 12 marzo del 1947 il presidente americano Truman diede inizio alla politica del contenimento (containment), cioè la costituzione di una sorta di cordone sanitario (sanitary cordon) attorno all’URSS. E per questo motivo chiese al Congresso di stanziare una somma di 400 milioni di dollari per sostenere la Grecia e la Turchia, perché non finissero sotto il controllo egemonico dei regimi totalitari, cioè della Russia. «I popoli liberi – disse Truman – attendono da noi che li aiutiamo a salvaguardare la loro libertà». Secondo Truman la guerra fredda faceva risaltare due differenti e contrapposte forme politiche: un modello democratico fondato sulla sovranità della nazione e un sistema dittatoriale.

In alternativa alla politica del contenimento di Truman, abbiamo la dottrina di Andrej Ždanov (22 settembre 1947). Il mondo, secondo Ždanov, si trova diviso in due settori, quello imperialista (cioè quello occidentale) e quello democratico (cioè quello russo): «I partiti comunisti devono mettersi alla testa della resistenza […] ai piani imperialistici di espansione ed aggressione. Essi devono serrare i ranghi, unire i loro sforzi sulla base di una piattaforma anti-imperialista e democratica comune». Ždanov diceva che «l’unico conflitto possibile nella cultura sovietica è quello tra il buono e il migliore».

All’inizio degli anni Cinquanta gli Stati Uniti furono segnati da un fenomeno chiamato maccartismo, dal nome del senatore Joseph MacCarthy, che diede inizio ad una spietata politica anticomunista. Lo storico Franco Della Perruta (1924-2012) parlò di una isterica caccia alle streghe, le cui vittime furono due fisici atomici, i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, che vennero giustiziati, nonostante le manifestazioni di proteste da tutto il mondo, in base ad un’accusa di spionaggio non sorretta da prove convincenti. Le vittime del maccartismo furono numerosissime: diecimila funzionari vennero esonerati dal servizio. Uomini di cultura e di spettacolo di rilievo preferirono lasciare il Paese. Tra questi va ricordato Charlie Chaplin, che era stato accusato, già all’uscita del film Monsieur Verdoux (1947), di essere filocomunista,

Lorenzo Cortesi

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