APOCALISSE (V): ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI TIÀTIRA

APOCALISSE (V): ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI TIÀTIRA
al vincitore darò la stella del mattino

«18All’angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabele, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli. 21Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza. 22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato. 23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. 24A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana – come le chiamano – non imporrò altri pesi; 25ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno. 26Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; 27le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, 28con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino. 29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,18-29).

Jezebel, Russell-Cotes Art Gallery & Museum, Bournemouth (UK)

La città di Tiàtira è la meno importante delle sette città dell’Asia Minore alle quali sono state inviate la sette lettera.
La prima parte della lettera presenta una serie di elogi: carità, fede, servizio, costanza. La Chiesa di Tiàtira è carismatica. Sembra di sentire l’eco della parola di Paolo quando scrive ai Corinzi: «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole» (1Cor 12,4-11).
La comunità di Tiàtira, inoltre, è tutta tesa verso il miglioramento del proprio stato, poiché – come si legge nella lettera – le ultime opere sono migliori delle prime. Quindi è una comunità che cresce, produce frutti più buoni di quelli che già ha prodotto.

Ma subito arriva un rimprovero molto severo. Alcuni hanno dato ascolto all’insegnamento di Gezabele. Si tratta di una figura che era già stata oggetto di condanna da parte dei profeti (cfr. 1Re 16,31; 18,13; 19,1-3; 21.5-26; 2Re 9,21-37). Probabilmente – ha scritto Charles Homer Giblin in Apocalisse – Gezabele sosteneva che i cristiani, già iniziati alla fede, dovessero praticare il vizio per riuscire poi a vincerlo. Insegando questa dottrina Gezabele aveva tratto in errore molti cristiani della comunità di Tiàtira.
Ma chi rimarrà fedele fino alla fine sarà premiato: parteciperà al potere regale di Cristo, che qui (v. 27) viene descritto con le parole del Salmo 2,8-9 e riceverà la stella del mattino. Questa è una chiara un’allusione a Cristo stesso, la cui stella si differenzia dalle sette stelle comuni delle sette Chiese: «Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16).

Lorenzo Cortesi


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