POINCARÉ: LA SCIENZA È COME PENELOPE

POINCARÉ: LA SCIENZA È COME PENELOPE

il convenzionalismo delle leggi della fisica 

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Il fisico e matematico Jules-Henri Poincaré (1854-1912) ha dimostrato il convenzionalismo delle leggi della fisica e degli assiomi della geometria soprattutto negli scritti La scienza e l’ipotesi (1902) e Il valore della scienza (1905). Non si tratta, certo, di un convenzionalismo radicale di tipo antiempiristico. Se offrono un alto grado di probabilità, le leggi della fisica devono essere reputate valide. Tuttavia esse valgono non in quanto vere, ma in quanto più utili, più feconde, più comode. Quando un principio cessa di essere fecondo, «l’esperienza senza contraddirlo direttamente, comunque lo accantonerà […]. La scienza è in grado di svolger solo la parte di Penelope, di innalzare costruzioni effimere, che ben presto deve demolire da cima a fondo con le sue stesse mani». Per quanto riguarda in particolare la geometria Poincaré ha ribadito ciò che ha detto della fisica: «Una geometria non può essere più vera di un’altra; essa può essere soltanto più comoda». Ma poi ha precisato: «La geometria euclidea resterà sempre la più comoda: 1) perché è la più semplice; 2) perché essa si accorda abbastanza bene con le proprietà dei solidi naturali, corpi, questi, che tocchiamo con le nostre membra e che vediamo con i nostri occhi e con i quali facciamo i nostri strumenti di misura».

Alla matematica, invece, Poincaré ha riservato il ruolo di linguaggio della scienza. Secondo lui la scienza può essere paragonata ad una biblioteca, all’interno della quale la matematica ha la funzione di ordinare il catalogo dei libri. La matematica – secondo Poincaré – ha in se stessa qualcosa di magico e di prodigioso, ma non a tutti è data la gioia di gustarlo: «Gli adepti trovano nella matematica gioie analoghe a quelle date da pittura e musica. Essi ammirano l’armonia delicata di numeri e forme; sono stupiti quando una nuova scoperta schiude loro una prospettiva nuova; e la gioia che provano, non ha forse il carattere di un’estasi, anche se i sensi non ne prendono parte? Solo pochi privilegiati possono goderla pienamente».

Lorenzo Cortesi

[Questo articolo è parte integrante del mio libro L’inutilità di Dio. Narrazioni filosofiche e teologiche, che sarà pubblicato prossimamente presso la Casa Editrice Tau, Todi (PG)].

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