FREUD E LA CAGNOLINA PSICANALISTA

FREUD E LA CAGNOLINA PSICANALISTA

un amore alieno da qualsiasi ambivalenza


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Si è detto tanto di Freud, ma mai abbastanza. Pochi, ad esempio, sanno del suo intenso affetto per una cagnolina chow chow che gli era stata regalata nel 1930 da una sua paziente, la principessa Maria Bonaparte, pronipote di Napoleone. Freud scelse per la cagnetta il nome di Jofi che in ebraico significa bene, va bene. Effettivamente quando stava con lei, Freud si sentiva bene, appagato, rilassato. L’amore era reciproco: naturalmente anche Jofi stava bene con lui.

Freud aveva notato che Jofi esercitava un effetto tranquillizzante sui bambini e assumeva un atteggiamento particolare verso sui suoi pazienti. Durante le sedute psicanalitiche Jofi svolgeva, per così dire, un ruolo di assistente. Infatti Jofi sapeva distinguere tra pazienti calmi e pazienti nervosi: si accucciava davanti ai primi e si poneva a debita distanza nei confronti dei secondi. Inoltre, come ebbe a dire Martin, il figlio di Freud, quando Jofi sbadigliava e si alzava era segno che i 45 minuti  erano passati e che la seduta era terminata. E così Freud non aveva bisogno neppure dell’orologio.

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A proposito degli animali e di Jofi, in particolare, Freud ebbe a dire: «Le ragioni per cui si può in effetti voler bene con tanta singolare intensità a un animale come Jofi, sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti difficilmente sopportabili con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta e, nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità. Spesso, nel carezzare Jofi, mi sono sorpreso a canticchiare una melodia che io, uomo assolutamente non dotato per la musica, ho riconosciuto essere l’aria dell’amicizia nel Don Giovanni: Voglio che siamo amici del cuore».

Quando nel 1937 Jofi morì, Freud ne fu profondamente addolorato e prese con sé un altro cane, sempre chow chow, che chiamò Lun. Nel 1938 in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania nazista, Freud si trovò in grave pericolo. Se ne andò in esilio a Londra con la famiglia, portando con sé Lun. Quattro sorelle di Freud, alle quali fu negato dalle autorità naziste il permesso di lasciare Vienna, furono arrestate e perirono nei campi di concentramento. Freud morì il 23 settembre 1939 all’età di 83 anni consumato dal cancro. Lun, invece, perdurò ancora per qualche anno.

Lorenzo Cortesi

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