MARCO AURELIO: IL PRINCIPIO EGEMONICO

MARCO AURELIO: IL PRINCIPIO EGEMONICO
la tripartizione antropologica

Uno dei temi più ricorrenti nei Pensieri o Colloqui verso se stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν) di Marco Aurelio, cultore della filosofia stoica, è la tripartizione antropologica: «Tre sono gli elementi da cui sei composto: il corpo, il soffio vitale, l’intelletto. Di questi, due non ti appartengono che nella misura in cui te ne devi prendere cura, solo il terzo è propriamente tuo» [Τρία ἐστὶν ἐξ ὧν συνέστηκας˙ σωμάτιον, πνευμάτιον, νοῦς. τούτων τἆλλα μέχρι τοῦ ἐπιμελεῖσθαι δεῖν σά ἐστι, τὸ δὲ τρίτονμόνον κυρίως σόν]. Secondo questa impostazione l’uomo è diviso in corpo (σῶμα sòma), spirito (πνεῦμα pneuma) o anima (ψυχή psyché) e intelletto (νοῦς noûs) . Da notare che circa un secolo prima, nel Nuovo Testamento, in particolare nelle lettere paoline, compare la stessa visione tripartita dell’uomo; solo che Paolo non usa il termine intelletto, ma sempre e solo il termine spirito, associato a corpo e anima.
Secondo Marco Aurelio l’intelletto funge da principio egemonico (ἡγεμονικόν egemonikòn), cioè principio direttivo o sovrano interiore.
Già Epitteto sosteneva che corpo e anima non sono sotto il controllo diretto dell’uomo; del corpo e dell’anima possiamo solo prendercene cura. L’intelletto, invece, è alla completa dipendenza dell’individuo, è la parte più interiore, paragonata ad un’acropoli inespugnabile. Il principio direttivo non deve mai lasciarsi trascinare da rappresentazioni svianti.
A volte Marco Aurelio si limita ad una visione dualistica dell’uomo (corpo e anima) e in tal caso è l’anima che svolge il ruolo di principio egemonico.

Come ha ben sottolineato Stefano Arcella i doveri che l’egemonikòn è chiamato ad adempiere sono tre: perseguire il bene comune, superando l’egocentrismo e l’egoismo; non piegarsi agli istinti corporei, ai moti del sentimento e dell’impulso irrefrenabile che sono di carattere animale; non dare l’assenso senza riflettere prima di decidere e di agire, per evitare di cadere in inganno.

Per prendere coscienza del suo vero io, cioè del principio egemonico, l’uomo deve concentrarsi sul presente, o come scrive testualmente Marco Aurelio, circoscrivere il presente. Sembra di sentire ciò che aveva già detto Seneca in Lettere a Lucillo: «Dunque bisogna eliminare due cose: il timore di una male futuro e il ricordo di un male passato; questo non mi riguarda più, quello non mi riguarda ancora».
Né il passato né il futuro possono dipendere da noi. Soltanto il presente è in nostro potere.

Lorenzo Cortesi

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