SUL TOCCARE (XIV)

SUL TOCCARE (XIV)
tocca i monti ed essi fumano

È vero che il tatto è esteso a tutta la superficie corporea, tuttavia è soprattutto con le mani che noi tocchiamo. «Per l’esecuzione di opere esteriori – ha scritto Manfred Lurker in Dizionario delle immagini e dei simboli biblici – la mano è l’organo più importante dell’uomo: essa può distruggere e uccidere, ma anche guarire e benedire. Nelle lingue semitiche il termine che indica la mano significa anche potenza. La raffigurazione delle mani su stele funerarie e pietre votive fenicie dovrebbe essere un riferimento simbolico alla mano soccorritrice della divinità. La mano aperta, con le dita disposte a raggiera, che si incontra nelle pietre rupestri, e la dea Aurora dalle dita rosee appartengono ad un simbolismo solare. È nota la rappresentazione del dio egiziano Aton come disco solare, le cui braccia terminano a forma di mano e tengono il nodo della vita».

Alcune esemplificazioni:
a) Nel canone eucaristico n. 1 le parole della consacrazione sono introdotte con un riferimento specifico alle mani di Gesù; si tratta di un particolare che non è evidenziato negli altri canoni eucaristici: «La vigilia della sua passione egli prese il pane nelle sue mani sante e venerabili, e alzando gli occhi al cielo a te Dio Padre suo onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane e lo diede ai suoi discepoli…. Dopo la cena, allo stesso modo, prese questo glorioso calice nelle sue mani sante e venerabili…».

b) Giobbe, simbolo per eccellenza dell’uomo percosso dalla mano di Dio, sa anche che la mano del Signore ha creato gli uccelli del cielo, i pesci del mare, tutta quanta la terra e ha in mano l’anima di ogni vivente: «Ma interroga pure le bestie, perché ti ammaestrino, gli uccelli del cielo, perché ti informino, o i rettili della terra, perché ti istruiscano o i pesci del mare perché te lo faccian sapere. Chi non sa, fra tutti questi esseri, che la mano del Signore ha fatto questo? Egli ha in mano l’anima di ogni vivente e il soffio d’ogni carne umana» (Gb 12.7-10).
Dice Giobbe agli amici: «Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici, perché la mano di Dio mi ha toccato (percosso)« (Gb 19,21).
E anche Davide chiede di non esser toccato così forte: «Allontana da me i tuoi colpi: sono distrutto sotto il peso della tua mano» (Sal 38,11).
Così commenta Erri De Luca: «Tocca, eccome, la divinità. Ma quando lo fa con il verbo ebraico nagà, sono più guai che gioie. Il più vulnerabile è Giobbe».

c) I gradi del contatto provocati dalla mano di Dio sono diversi: «Egli guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano» (Sal 103,32); oppure: «Il Signore, Dio degli eserciti, tocca la terra (colpisce) ed essa si fonde e tutti i suoi abitanti prendono il lutto» (Am 9,5).
Su Geremia la mano del Signore ha il potere di dischiudere: «Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: Ecco, ti metto le mi parole sulla bocca» (Ger 1,9). Commenta ancora Erri De Luca: «Qui il tocco fa da imbuto per il travaso della rivelazione».
E Isaia: «Uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato”» (6,6-7). Isaia ricorda al Signore che noi siamo opera delle sue mani, siamo materialmente usciti dalle sue mani, e dunque Lui è nostro padre: «Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti noi siamo opera delle tue mani» (64,7).

d) Alcuni tra i più espressivi aforismi di Fabrizio Caramagna sulle mani:
Mi piacciono le mani, Dentro c’è sempre la fatica, il desiderio, la meraviglia, il calore, il mondo.
Le dita di una mano: cinque punti cardinali che puntano verso l’infinito.
La tua mano che stringe la mia non è più fatta di carne, ma di sogni.
Ti adoro per come mi guardano le tue mani e mi tocca il tuo sguardo.
La tua mano è presagio e brivido, carezza e fuoco, abisso e vita, vicinanza e tempo, onda e riva, amuleto e poesia.
Mano nella mano è il più bel mezzo di trasporto.
Si alza la mano per chiedere la parola, però a volte si alzano le parole per poi usare le mani.
In una donna guardo sempre le mani più di ogni cosa, perché sono quelle a toccarmi per prime.
Le mani ti rivelano chi andrà via e chi resterà: lo capisci da come stringono, da come accarezzano, da come trattengono, da come salutano.

Lorenzo Cortesi

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