BERKELEY: ESSE EST PERCIPI

BERKELEY: ESSE EST PERCIPI

la problematica gnoseologica 

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George Berkeley (1685-1753), teologo e filosofo empirista , era originario dell’Irlanda. Divenne pastore e poi vescovo anglicano. Le opere principali di Berkeley, che trattano la questione gnoseologica, sono: Saggio per una nuova teoria della visione (1709) e Trattato sui principi della conoscenza (1710).

Berkeley non condivise l’impostazione di Locke, quella cioè di distinguere tra qualità primarie e qualità secondarie (questa distinzione era già stata anticipata da Galileo e da Cartesio). Locke diceva:
a) Le qualità primarie  che provengono dalla percezione di più sensi, suscitano idee oggettive (es. l’estensione, la solidità, lo spessore, la grandezza, il peso, il movimento, ecc.). Si tratta di tutto ciò che può essere misurabile.
b) Le qualità secondarie, invece, che provengono dalla percezione con un solo senso, suscitano idee soggettive (es. la vista percepisce il colore, l’udito il suono, il gusto il sapore, ecc.). Tutte queste idee secondo Locke sono soggettive, perché non misurabili, non matematizzabili.

Berkeley sostenne, invece, che tutte le idee sono soggettive: non è vero che alcune dipendono dalla nostra mente (soggettive) e altre sono indipendenti da noi (oggettive).
Per motivare che tutto è soggettivo e dunque relativo (e cioè dipende dal soggetto) Berkeley fa l’esempio di un cieco nato che per una ipotetica operazione o per una sorta di miracolo acquista la vista. Fino ad allora il cieco si era costruito un mondo tutto suo, a partire dalla percezione tattile (oppure acustica o olfattiva, ecc.). Ma quando inizierà a vedere, farà difficoltà a collegare la percezione visiva di un oggetto con la percezione tattile che aveva dello stesso oggetto quando era cieco. Ecco dimostrato, secondo Berkeley, che l’idea di estensione di un corpo non è oggettiva, ma un prodotto della percezione tattile e visiva del soggetto. Tra le cose non c’è una connessione naturale ed indissolubile. Tutto è opera del soggetto, tutto dipende dal soggetto conoscente.
Questo discorso ci porta verso il relativismo: tutto è soggettivo. Ma ci conduce anche verso lo scetticismo: se tutto è soggettivo, allora, non c’è più nulla di oggettivo, di sicuro e di certo; si può dubitare di ogni cosa.

L’essere è ridotto al suo essere percepito: esse est percipi! Le cose non possono che esistere in un soggetto (o in una mente che le percepisce). Il mondo non ha una sussistenza in sé, non ha una sua oggettività. Se non ci fosse un soggetto o una mente che percepisce e conosce in atto, il mondo potrebbe anche non esistere. La sua esistenza (cioè il suo esse) è legato ad un soggetto che lo percepisce.  Io sono sicuro che esiste un oggetto, finché lo percepisco. Quando cessa la mia percezione e me ne vado, non ho la garanzia che quell’oggetto continui ad esistere.
Ecco cosa ha sostenuto Berkeley a proposito:
«Tutto l’ordine dei cieli e tutte le cose che riempiono la terra, tutti quei corpi insomma che formano l’enorme impalcatura dell’universo non hanno alcuna sussistenza senza una mente, e il loro esse consiste nel venir percepiti o conosciuti. E di conseguenza, finché non vengono percepiti attualmente da me, ossia non esistono nella mia mente né in qualunque altro spirito creato, non esistono affatto, o altrimenti sussistono nella mente di qualche Eterno Spirito».

Ruolo di Dio: Dio garantisce che la realtà non cessa e non si interrompe quando io non la percepisco direttamente e attualmente, perché tutto da sempre è presente in Dio, tutto è eternamente in atto per Dio. Quando io non percepisco il mondo o un oggetto del mondo, quell’oggetto per me non esiste affatto, ma sussiste nella mente di Dio.
Ecco la filastrocca riassuntiva, circa il ruolo di Dio, riportata da Russell:
«Si stupiva un dì un allocco:
“Certo Dio trova assai sciocco
che quel pino ancora esista
se non c’è nessuno in vista”.
Risposta: “Molto sciocco, mio signore,
è soltanto il tuo stupore.
Tu non hai pensato che
se quel pino sempre c’è
è perché lo guardo io.
Ti saluto e sono
Dio”».

E la scienza? Diventa semplicemente misurazione e descrizione di fenomeni percepiti.

Lorenzo Cortesi

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