L’USO SCANDALOSO DELLO SCANDALO DELLA CROCE

L’USO SCANDALOSO DELLO SCANDALO DELLA CROCE

lo scontro di civiltà nel nome della croce

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Cristo crocifisso di Van Dyck (1599-1641)

La croce tanto più è scandalosa, quanto più è piegata a certi fini. Anzi, allora diventa scandalosa non tanto la croce, ma diventa scandaloso l’uso che se ne fa. Nei Vangeli lo scandalo è associato sì alla croce, come ho scritto ieri, ma anche a satana. Gesù ha detto a Pietro: «Lungi da me satana! Tu mi sei di scandalo» (Mt 16,23). Scandalo significa pietra d’inciampo. Per me lo scandalo più diabolico è l’uso scandaloso dello scandalo della croce, in tante sue forme, in tante sue modalità, come quando, ad esempio, la croce diventa pretesto di scontro tra civiltà.
Pensiamo alla polemica, che di tanto in tanto ritorna, circa la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici. È vero che abbiamo bisogno anche di simboli. È vero che è insensato e provocatorio il gesto di staccare il crocifisso dalla parete di una camera d’ospedale per gettarlo dalla finestra (come è stato fatto). Ma stiamo in guardia anche nei confronti di coloro che vorrebbero attaccare crocefissi dappertutto. Non capisco, in questo senso, la foga da parte di quella classe politica che da qualche anno fa di tutto per  moltiplicare i luoghi di affissione delle croci. E mi domando: non è forse per verniciare di cristianesimo l’ateismo pratico di una politica che non è affatto basata sul cristianesimo e tanto meno sulla croce, ma sul culto dell’oro, sull’egoismo, sulla caccia allo straniero?

Non rifacciamo le crociate con la croce o a causa della croce. La parola stessa crociata è costruita sulla radice della parola croce. I crociati avevano cucito sulla tunica una grande croce.  Oggi crociata è sinonimo di guerra organizzata (cfr. il Dizionario dei sinonimi).
Ed  è contro ogni logica che la croce di Cristo, segno di riconciliazione, diventi strumento di polemiche e di divisioni.
Padre Turoldo raccontava di quando vide un crocifisso sulla scrivania di una banchiere a Ginevra. Quel crocifisso era un pezzo d’antiquariato e risaliva, forse, al XIII secolo. Si tirava l’asta verticale e dal crocefisso si estraeva un pugnale. Era usato dai crociati per offrirlo in bacio ai prigionieri musulmani. Se non lo baciavano, si faceva scattare la molla, spuntava la lama di un pugnale e i prigionieri venivano infilzati. E padre Turoldo commentava: «Questa è l’offesa più grande che si possa fare al crocefisso, al non violento, ovvero usarlo come emblema di parte, come ingrediente dello scontro di civiltà». Sarebbe molto più bello se il crocifisso esistesse nei cuori prima che sui muri pubblici, nelle coscienze prima che nelle aule e negli uffici statali. Lasciamo pure appesi alle pareti tutti i crocifissi che vogliamo, ma ricordiamoci che non sono i crocifissi esibiti che fanno cristiana una società, ma sono i cristiani che fanno cristiana la società se vivono il Vangelo dell’uomo crocifisso.

Lorenzo Cortesi

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