ORIGENE: IL PADRE DELL’ESEGESI BIBLICA

ORIGENE: IL PADRE DELL’ESEGESI BIBLICA

si deve discutere il senso delle Scritture
senza pretendere di averle capite
in maniera integrale e perfetta
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Origene in un manoscritto del 1160 – Bayrische Staatbibliothek di Monaco

Il cardinal Jean Danniélou (1905-1974) ha definito Origene «il più grande genio del cristianesimo insieme con sant’Agostino». Origene, detto anche Adamanzio (cioè forte e resistente come l’acciaio), non va confuso con il suo contemporaneo Origene, filosofo neoplatonico. A volte i due si confondono, dal momento che anche Origene cristiano ha frequentato la scuola di Ammonio Sacca, come Plotino e Origene pagano. Per questo motivo il pensiero di Origene risente dell’impronta platonica e neoplatonica, oltre che dalla filosofia stoica.

Origene è nato ad Alessandria d’Egitto nel 185 ed è morto a Tiro (Libano) nel 254. Rispetto a tutti gli altri Padri della Chiesa, Origene non è mai stato canonizzato (e in realtà non rientra neppure nell’elenco ufficiale dei Padri).
Quali le ragioni? Tra i venti e i trent’anni Origene si era evirato per una scelta ascetica radicale. Per questo gesto Demetro, il vescovo di Alessandria, non lo consacrò sacerdote. Origene divenne sacerdote in seguito a Cesarea Marittima, per opera di Teoctisto, vescovo di quella città. Quando Demetro venne a saperlo, scomunicò Origene. Eraclio, successore di Demetro, rinnovò la scomunica; perciò Origene lasciò Alessandria e l’Egitto definitivamente.
Origene incorse nella scomunica anche per alcune sue posizioni teologiche:
1. La creazione non è avvenuta nel tempo, perché il mondo è ab aeterno;
2. Per quanto riguarda la dottrina trinitaria Origene sosteneva il subordinazionismo, ovvero che il Figlio fosse subordinato al Padre e lo Spirito subordinato al Padre e al Figlio (questa tesi fu condannata dal Concilio di Nicea del 325);
3. Origene sosteneva che le pene dell’inferno non fossero eterne, ma temporanee.

Nel 250 durante la persecuzione di Decio, Origene venne arrestato, imprigionato e torturato. In seguito alla morte di Decio (251), Origene venne liberato, ma le dure prove che aveva subito in carcere l’avevano indebolito fino al punto da compromettergli definitivamente la salute. La sua morte è avvenuta a Tiro (Libano) nel 254 e il corpo fu sepolto sotto la cattedrale della città.

Origene è considerato il padre dell’esegesi biblica per aver commentato tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento in un’opera esegetica gigantesca. Il suo metodo fa appello alla distinzione tra i tre sensi della Sacra Scrittura: il senso letterale, il senso morale o tropologico e il senso spirituale o anagogico, in corrispondenza con le tra componenti umane, ovvero il corpo, l’anima e lo spirito (1).

Come ci tramanda Eusebio di Cesarea (265-340) nella sua Storia ecclesiastica, Origene ha stabilito che l’ordine dei Vangeli debba seguire questo schema (che è rimasto definitivo): 1° Matteo, 2° Marco, 3° Luca, 4° Giovanni: «Come io ho appreso dalla tradizione a proposito dei quattro Vangeli – i soli ad essere incontestati nella Chiesa di Dio che è sotto il cielo – dapprima è stato scritto il Vangelo secondo Matteo, che fu un pubblicano prima di essere apostolo di Gesù Cristo: egli ha scritto il Vangelo per i credenti di origine giudaica e ha composto il suo testo in lingua ebraica. Poi c’è il Vangelo secondo Marco, che ha redatto il suo libro grazie alle indicazioni dell’apostolo Pietro; del resto Pietro, nella sua prima lettera cattolica, ha chiamato Marco suo figlio, quando dice: “la Chiesa eletta che è a Babilonia vi saluta, così anche Marco mio figlio”. Il terzo è il Vangelo secondo Luca, che è stato più volte citato da Paolo nelle sue lettere; Luca ha composto il Vangelo per i credenti di origine pagana. E infine il Vangelo secondo Giovanni» (2).

Per entrare gradualmente nel pensiero di Origene, e capire con quanta prudenza ed umiltà parlava e discuteva di teologia è doveroso ricordare quanto ha detto di lui Panfilo di Cesarea (martirizzato nel 309 a Cesarea Marittima): «Origene frequentemente parla con un grande timore di Dio e in tutta umiltà quando si scusa di esporre ciò che gli viene in mente durante discussioni molto approfondite e nel corso di un esame accurato delle Scritture: nella sua esposizione usa spesso aggiungere e confessare che non esprime un parere definitivo, né espone una dottrina stabilita, ma sta cercando secondo le proprie forze di discutere il senso delle Scritture senza pretendere di averle capite in maniera integrale e perfetta».

Lorenzo Cortesi

(1) Per quanto concernei sensi della Scrittura rimando ai miei precedenti articoli: https://blogphilosophica.wordpress.com/2018/03/06/de-lubac-i-padri-della-chiesa-e-i-sensi-della-scrittura/

DE LUBAC: I QUATTRO SENSI DELLA SCRITTURA


(2) I successivi studi biblici hanno appurato che il primo Vangelo è quello secondo Marco e che il Vangelo di Matteo è stato scritto in greco.

 

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